Proteggi la tua creatività dalle parole killer.

Quando hai talento e la tua mente è aperta, ti ritrovi sommerso da frammenti di possibilità narrative. In alcune non ti ritrovi per niente e, se hai un forte senso critico come me, trovi i modi più perfidi per bollarli: uno è un cliché, l’altro è stucchevole, il terzo stupido, inverosimile, noioso, imbarazzante, banale.

Queste sono parole killer e ciò che uccidono è la creatività. Sono brave a installarsi nella tua mente, queste parole ingombranti, sardoniche e arroganti. Ti giurano che sono tue amiche. Che vegliano su di te. Che sono la prova che ragioni in modo sensato. E a proposito di quella tua ultima ideuzza strampalata, hanno ragione.
Certo che hanno ragione, “all’inizio”. Tutte le idee prestano il fianco al ridicolo, “all’inizio”. Il miracolo è che poi qualcuna sopravviva a questa gogna critica per arrivare al traguardo.

Tu devi imparare ad accettarla, questa vulnerabilità. Anzi, devi fare di più. Le devi difendere da altre idee inclini all’attacco, anche se sei tu quello che attacca. Qualunque idea che ti commuove o ti eccita merita il privilegio di stare almeno un mese nella tua moleskine, totalmente protetta da molestie critiche. Perché non c’è idea che non possa essere uccisa nella sua culla.

Soprattutto stai bene attento di bandire l’etichetta insidiosissima di “poco originale”.

Qualsiasi idea che ti colpisce sarà in qualche modo “poco originale”. È un bene, non un male. La familiarità può costituire le basi dell’interesse. Mettiamo che quand’eri giovane sei scappato di casa. L’hanno fatto decine di milioni di persone. L’ha fatto il Figliol Prodigo. La tua storia è uno dei luoghi comuni dell’esperienza umana, è una storia archetipica, un mito fondativo della cultura. Significa che è un cliché? Forse sì e forse no. Forse i tuoi lettori resteranno colpiti non “malgrado” ma “grazie a” quei milioni di fuggiaschi, non malgrado ma grazie al Figliol Prodigo.

 

 



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