Maestri: Achille Campanile

Gedeone fece gran gesti di richiamo a una carrozza che stazionava in fondo alla strada. Il vecchio cocchiere scese di serpe a fatica e venne premurosamente, a piedi, verso i nostri amici, dicendo:
    “In che cosa posso servirli?”
    “Ma no,” gridò Gedeone impazientito, “io voglio la carrozza!”
    “Oh,” fece il cocchiere, deluso “credevo che volesse me.”
    Tornò indietro, rimontò in serpe e chiese a Gedeone, che aveva preso posto in vettura con Andrea:
    “Dove andiamo?”
    Il cavallo tese le orecchie con spiegabile trepidazione.
    “Non glielo posso dire” esclamò Gedeone, che voleva mantenere il segreto sulla spedizione.
    Il cocchiere, che non era curioso, non insisté. Tutti rimasero per qualche minuto a guardare il panorama, senza muoversi. Alla fine Gedeone si lasciò sfuggire un: “Al castello di Fiorenzina!”, che fece trasalire il cavallo e indusse il cocchiere a dire:
    “A quest’ora? S’arriva di notte”.
    “È vero,” mormorò Gedeone “ci andremo domattina. Vieni a prenderci alle sette in punto.”
    “Con la carrozza?” chiese il cocchiere.
    Gedeone rifletté qualche istante. Alla fine disse:
    “Sì, sarà meglio”.
    Mentre si dirigeva alla pensione, si volse di nuovo al cocchiere e gli gridò:
    “Ohè, mi raccomando; anche col cavallo!”
    “Ah sì?” fece l’altro, sorpreso. “Come vuole, del resto.”

— Achille Campanile, Agosto, moglie mia non ti conosco, 1930



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