Come acchiappare l'ispirazione

Si possono distinguere diversi tipi di ispirazione che si incrociano, come avviene per ogni cosa in questo mondo fluido e interessante, pur prestandosi graziosamente a una parvenza classificatoria. Un baluginìo prefatorio, simile a una variante benigna dell’aura che precede un attacco epilettico, lo scrittore impara a sentirlo arrivare fin dai primi anni.
Questo pizzicore di benessere si espande nel corpo come il rosso e il blu nelle tavole anatomiche della circolazione del sangue. Mentre si espande, cancella ogni sensazione di disagio fisico, che sia il mal di denti dei giovani o le nevralgie dei vecchi. Il bello è che, per quanto del tutto intelligibile (come se fosse collegato a una ghiandola o portasse a un climax noto), non ha né sorgente, né destinazione. Si espande, brilla e si dissolve senza rivelare il proprio segreto. Nel frattempo, tuttavia, si è aperta una finestra, un vento d’aurora si è alzato, ogni nervo esposto ha vibrato. Ora tutto si dissolve: ritornano le consuete preoccupazioni e il sopracciglio descrive il consueto arco di dolore; ma l’artista sa che è pronto.

Alcuni giorni sono passati. Lo stadio successivo dell’ispirazione è qualcosa di ardentemente atteso — e non più anonimo. La forma del nuovo impatto è così definita da costringermi ad abbandonare ogni metafora e a ricorrere a termini specifici. Il narratore sente in anticipo ciò che dirà. Questa anticipazione può essere definita come una visione istantanea che si trasforma in discorso. Se uno strumento dovesse registrare questo fenomeno raro e delizioso, l’immagine verrebbe resa con uno scintillìo di dettagli esatti e la parte verbale con un turbinìo di parole miscelate. Lo scrittore esperto la trascrive e, in questo processo, trasforma ciò che è poco più di un moto indistinto in senso che emerge gradualmente, con aggettivi e sintassi che diventano chiari e precisi come se fossero stampati su carta.


— Vladimir Nabokov



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