Le storie non sono t-shirt souvenir o Game Boy. Le storie sono reperti, frammenti di un mondo preesistente e ignoto. Il compito dello scrittore è usare gli strumenti della sua cassetta degli attrezzi per disseppellire ciascuno di essi senza danneggiarli.
Talvolta il fossile che recuperate è piccolo, una conchiglia. Talvolta è enorme, un Tyrannosaurus Rex con tutte le sue gigantesche costole e i denti digrignanti. Ma che sia un racconto di mezza pagina o un romanzone di mille, le tecniche di scavo restano fondamentalmente le stesse.
Per grandi che siano la vostra abilità e la vostra esperienza, sarà probabilmente impossibile estrarre dal terreno tutto il fossile ancora integro. Per danneggiarlo il meno possibile, meglio rinunciare alla pala a favore di utensili più delicati: un soffietto, una pinzetta, magari uno spazzolino da denti. La trama è un arnese assai più grosso, è il piccone dello scrittore. Potrete liberare da un terreno duro un fossile con un piccone, non lo discuto, ma sapete meglio di me che il piccone spaccherà almeno tanto quanto riuscirà a dissotterrare. È rozzo, meccanico, anticreativo.
Io credo che la trama sia l’ultima risorsa del buono scrittore e la prima scelta dello sciocco. La storia che ne risulterà sarà probabilmente artificiosa e pesante.
Io mi affido molto di più all’intuizione e ho potuto farlo soprattutto perché tendenzialmente i miei libri si basano su una situazione più che su un meccanismo. […] Ciò che desidero è collocare un gruppo di personaggi (forse una coppia, forse un individuo solo) in una certa situazione e vedere come si tolgono d’impaccio. Il mio compito non è aiutarvi a trovare una via d’uscita o manipolare la situazione per condurvi alla salvezza – per questo c’è bisogno del piccone della trama – bensì guardare che cosa succede e poi scriverlo.
— Stephen King, On Writing, 2000
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