Scrivere anche in vacanza

Ho sempre invidiato gli scrittori che sanno utilizzare bene il loro tempo e il loro talento. Io non sono capace, non ce la faccio. Moravia, per esempio, lo invidio moltissimo per l'assiduità che mette nel proprio lavoro.

Ricordo che nel 1966 affittammo insieme una casa per le vacanze ad Amalfi. La mattina verso le otto, mentre ero immerso ancora nel dormiveglia, sentivo nell'aria un crepitio continuo, ininterrotto. Come mai le cicale, così presto? Pensavo. Ma non erano le cicale, erano Moravia e Dacia Maraini nelle stanze di sotto che battevano alacremente i tasti delle rispettive macchine da scrivere.

Li senti? Li senti quei due come si danno da fare? Ma che avranno tanto da scrivere? —dicevo a mia moglie Ilaria. Quel ticchettio mi faceva perdere il senso della vacanza e mi metteva addosso complessi di colpa tremendi. E Ilaria mi diceva: Scrivi tu pure, così ti passa. Eh già, scrivi tu pure. Uno si mette alla macchina da scrivere e scrive. Basta solo il proposito a bloccarmi.

Ma dopo, quando andavamo in barca a fare il bagno, Moravia e Dacia se la godevano soddisfatti del lavoro mattutino, e io ero lì un po' ingrugnato e mi pareva di continuar a perder tempo. E a tavola il sapore del pesce castagna mi metteva di malumore. Perché non compriamo una volta tanto una spigola? —Perché le spigole costano care, diceva Moravia. —Ma è possibile che ad Amalfi si pesca solo il pesce castagna? —Perché, che ha il pesce castagna? —Sa di castagna e basta, non sembra neppure un pesce, sembra di mangiare una castagna bollita. E Moravia mi guardava trionfante: —È proprio per questo che viene chiamato pesce castagna!— con un ineffabile sorriso lapalissiano.

Chi scrive almeno cinque pagine al giorno trova buono perfino il pesce castagna, questo voglio dire. E io purtroppo non sono di quelli.

— Raffaele La Capria, Me visto da lui stesso, 2002

Hammerbrook - City can this really be true?

Commenti

Post più popolari