Gli inevitabili surplus della vita

Nel saggio “Un’impiccagione” Orwell vede il condannato diretto al patibolo spostarsi di lato per evitare una pozzanghera. Per lo scrittore ciò rappresenta quello che egli chiama il “mistero” della vita che sta per essere tolta: pur non avendo più alcuna buona ragione, il condannato pensa ancora a non sporcarsi le scarpe.

Orwell, ammettendo che riporti un fatto effettivamente accaduto, ci mostra che tali effetti narrativi non sono convenzionali e insignificanti, formalmente arbitrari e basta; essi hanno qualcosa da dirci sulla insignificanza della realtà stessa.

In altre parole, nella vita vera esiste anche la categoria dell’insignificante o dell’inesplicabile, così come in case vere esiste il barometro, in tutta la sua inutilità.

Non c’era alcuna ragione logica perché il condannato dovesse evitare la pozzanghera. L’ha fatto per pura abitudine, per il ricordo di un’abitudine.

La vita, insomma, conterrà sempre un inevitabile surplus, un margine di gratuito, un regno in cui c’è più di ciò che serve: più cose, più impressioni, più ricordi, più abitudini, più parole, più felicità, più infelicità.
— James Wood



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