All’aeroporto di Barcellona mi imbatto in due addette alle pulizie e sento che una dice all’altra: «Se è pulito, non se ne accorge nessuno, ma, se è sporco, se ne accorgono tutti». Con la scrittura succede qualcosa di simile: se una frase è ben scritta, nessuno lo nota, o se ne accorge solo chi ha la mania diabolica di scrivere frasi; ma se è scritta male lo notano tutti.
Per il lettore, la scrittura deve essere come il vetro di una finestra, che è lì senza che ce ne accorgiamo, e che non richiama l’attenzione su di sé, ma piuttosto su ciò che traspare (un vetro che attira l’attenzione su di sé non è un umile vetro, ma una vanitosa vetrata); ovviamente, questa è solo un’impressione, e oltretutto falsa – la scrittura non lascia trasparire la realtà: la crea –, ma è un’impressione necessaria: in questa magia consiste parte importante dell’incantesimo della letteratura.
Per il resto, dà una gran pace mentale sentirsi un’addetta alle pulizie.
— Javier Cercas, Tuttolibri (La Stampa), 4/3/2013
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