Il rapporto dello scrittore con le persone reali fa pensare allo Spemet di primo Levi, "uno specchio metafisico" che "non obbedisce alle leggi dell'ottica, ma riproduce la tua immagine quale essa viene vista da chi ti sta di fronte".¹
La ritengo una delle definizioni più appropriate del modo in cui l'immaginazione agisce sulla realtà.
Lo scrittore è la persona che ti sta di fronte.
Nell'individuo egli non trova un modello funzionante da prendere e applicare a un libro, bensì una serie di indizi che non si riflettono nel normale specchio del mondo.
Di queste brevi apparizioni — un insieme sempre incompleto di ciò che l'individuo è (il riflesso dello Spemet, infatti, coglie quello che la donna non dice quando parla, la rabbia negli occhi dell'uomo in contrasto con il suo sorriso, l'eco nei silenzi di lei, i messaggi soffocati espressi a gesti; coglie quello che lo scrittore ricorda di lui da un incontro precedente, quello che ha sentito raccontare di lei da altri, eccetera) — lo scrittore conserva magari un paio di immagini da usare in futuro nella figura di un personaggio assai diverso. Giacché una delle poche cose di cui lo scrittore non dubita è il fatto che l'incoerenza è la coerenza della natura umana.
La verità è che in un singolo individuo non si possono cogliere elementi sufficienti a creare un personaggio di romanzo.
Per risultare "realistico", un personaggio deve sempre essere più grande della realtà, più intenso, composito e concentrato nell'essenza della personalità di quanto sia materialmente possibile. Il mezzo astratto della pagina va superato.
I frammenti della conoscenza ultrapercettiva vengono riposti in una struttura cui non si addice la definizione di "archivio", perché ciò che lo scrittore ha dentro di sé è un sistema capace di immagazzinare e nello stesso tempo elaborare il materiale che vi si accumula, spesso nel corso di anni. È qualcosa più della memoria; la memoria è casuale, non ordina in categorie.
Grazie a questa struttura, o facoltà, le immagini dello Spemet vengono raccolte, un po' qua e un po' là, a invervalli o in un impeto improvviso, e un bel giorno trasformate in un personaggio che viene evocato dall'immaginazione per adattarsi a un soggetto o farne nascere uno.
¹ Primo Levi, Il fabbricante di specchi in Racconti e saggi, La Stampa, Torino 1966, p.66
— Nadine Gordimer, Writing and Being, Norton Lectures, 1994
(Scrivere ed essere: Lezioni di poetica, Feltrinelli, 1996)
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