Le tue offerte sull'altare dell'originalità

The Paris Review: Lei ha ipotizzato che gli scrittori che ci influenzano “non sono in genere quelli che leggiamo avidamente e che assorbono tutta la nostra attenzione, ma piuttosto quelli mal letti o letti solo in parte, a cui ci accostiamo con diffidente soggezione solo per chiudere il libro dopo qualche pagina o capitolo, perché la nostra immaginazione viene spinta al di là del punto in cui possiamo continuare a sottomettere la nostra immaginazione alla loro.” Quali sono stati i suoi libri “mal letti”?

Samuel Delany:
 
1) Proust, finché finalmente sono riuscito a leggerlo quasi tutto dopo i 25 anni. 
2) The Recognitions, per trent’anni della mia vita (ho ricevuto la mia prima copia che ne avevo 15) finché, nel ’75, sono rimasto bloccato dalla neve in un motel di Buffalo e l’ho letto tutto in un paio di giorni, sdraiato su un letto. 
3) I primi tentativi di leggere Nightwood. 
4) Moby-Dick, una volta che mi sono reso conto che era, per esplicito volere di Melville, un libro gay e che alla fine del sermone di Padre Mapple, Melville giura al lettore che ci sta raccontando l’assoluta verità sui rapporti tra i marinai maschi, e lo fa davvero. 
5) Sons and Lovers 
6) The Rainbow 
7) Women in Love 
— finché mi sono seduto e li ho letti tutti per prepararmi per una lezione che ho dedicato a loro all’Università del Massachussetts, insieme alla quella bellissima storia di Lawrence: 
8) “Odour of Chrysantemums.

Tutti i libri che richiedono un grande impegno.
 
9) Marius the Epicurean di Walter Pater, che ora avrò letto quattro o cinque volte e insegnato due, e 
10) Plato and Platonism che pure insegno. 
Mi ci sono voluti due anni per affrontare il primo. Mentre ho divorato il secondo in due serate. Quando libri come questi ti influenzano, se è questa la parola esatta per ciò che sto descrivendo, è quello che tu immagini che facciano, e non fanno, che tu cerchi di realizzare nel tuo lavoro — questo, per me, è ciò che conta. Ciò che questi libri realizzano è importante, ovviamente. Ma l’intera gamma delle cose che avrebbero potuto realizzare amplia la tavolozza delle tue possibilità estetiche in modi, che se tu li cogli, saranno le tue offerte sull’altare dell’originalità.

— Samuel Delany, intervista, The Paris Review, Estate 2011

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