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Opportunità e limiti del narrare in prima persona
In generale, usando la prima persona si ottiene la possibilità di riferire ogni recondito pensiero e sensazione di un personaggio, ma di uno solo: colui che narra. È impossibile comunicare i pensieri degli altri personaggi, si può solamente raccontare ciò che il narratore ritiene siano i loro pensieri.
Ciò pone allo stesso tempo limitazioni e opportunità, ovviamente. L'opportunità è costituita dal fatto che si stabilisce un legame immediato di intimità tra il protagonista e il lettore, rendendo più facile l'empatia e l'identificazione. Ricordate poi che il prezzo da pagare per questa intimità è che chi narra non può esimersi dal fornire al lettore ogni elemento di informazione in suo possesso. Questo risulta particolarmente rilevante in una trama gialla: il lettore conosce sempre esattamente ciò che sa chi narra.
Un'altra limitazione consiste nella maggiore attenzione che lo scrittore deve porre nel dire cose che chi narra non può dire, particolari che quest'ultimo non potrebbe conoscere e che risulterebbero quindi come evidenti interventi dell'autore.
Un'ulteriore limitazione è data dalla difficoltà per chi racconta di descrivere se stesso: non ricorrete allo specchio, perché quello è un cliché. Potete far irrompere la fisicità di chi narra solo attraverso il «”Come di sei fatto quella cicatrice?" mi chiese Joe».
Un'ultima limitazione, infine, la trovate nel fatto che chi narra ha difficoltà a riferire di se stesso caratterialmente — ad esempio come un debole o come un forte — perché il lettore diventerà sospettoso; egli dovrà farsi un'opinione su chi narra solo in modo indiretto, attraverso ciò che chi narra dice agli altri, ma soprattutto attraverso ciò che fa. Ricordate un punto apparentemente banale: se state scrivendo un giallo in prima persona, il narratore non può morire, e chi legge lo sa!
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