Scrivere su più tavoli
Forse è definitivamente tramontata l'immagine dello scrittore triste e solitario che da dietro la sua pesante scrivania parla al mondo intingendo il pennino nel calamaio. Già gli scrittori della mia generazione (penso a Peter Handke o a Ian McEwan, ma sono tanti) da molti anni scrivono su più tavoli.
Qui un libro, là un film, o una pièce teatrale o un poema, e ancora un reportage, un manualetto, un documento filmato, una poesia, un'opera musicale, una canzone, una discettazione politica, una preghiera, un saggio critico, una cronaca sportiva.
La vita oggi si capisce meglio se ci si può parlare utilizzando i linguaggi a 360 gradi, dal gergo più stretto ed esclusivo alla comunicazione internazionale, scegliendo una volta le immagini, un'altra la parola parlata e un'altra ancora la parola scritta o la parola cantata.— Vincenzo Cerami, Consigli a un giovane scrittore, 1996
Hammerbrook - City can this really be true?
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