La chiave di un buon dialogo

Un modo per rendere non banale il dialogo è il cosiddetto metodo dell'Actor Studio, che consiste nel dare ai dialoganti informazioni sostanzialmente diverse. Ad esempio, al personaggio che interpreta il marito viene detto che la moglie, che sta per incontrare dall'avvocato, vuole il divorzio e che non è disposta a cedere. Viceversa al personaggio che interpreta la moglie si dice che lei, nello studio dell'avvocato, vorrebbe tentare una riconciliazione. Poi si lasciano i due attori liberi di improvvisare.

Se ci pensate bene, questo è l'unico modo per far affiorare un conflitto nel dialogo: se tutti e due i personaggi entrano dall'avvocato convinti che la moglie vuole solo il divorzio, punto e basta, possono solo firmare le carte.

In definitiva, la chiave di un buon dialogo è la differente convinzione che un personaggio si fa di ciò che l'altro ha in testa, di come vede la realtà, dei suoi scopi e delle sue convinzioni, diversa da quella che l'altro ha davvero in testa. Una specie di "Io penso che lui pensi che..." ma in realtà il "lui" in questione pensa a qualcos'altro.

— Renato di Lorenzo, Scrivete un best seller, 2012

Hammerbrook - City can this really be true?

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