La serie TV: il vero romanzo dei nostri giorni
Nell'aprile del 2011 Jennifer Egan scopre che il suo quarto romanzo, “A Visit From the Goon Squad" (Il tempo è un bastardo), ha vinto il premio Pulitzer. Un paio di giorni dopo riceve un’altra buona notizia: il canale televisivo HBO vuole trasformare la serie TV in un libro. Gli scrittori sperano sempre che il proprio lavoro diventi un film. “È un guadagno extra”, spiega Egan, che ha già visto uno dei suoi libri precedenti adattati per il grande schermo e un altro bloccato in fase di sviluppo.
Recentemente, tuttavia, gli scrittori sono più ricercati dalla Hbo che da Hollywood. Il canale via cavo ha selezionato un gran numero di opere letterarie di successo, come Swampilandia di Karen Russel, Art of fielding di Chad Harbach o Il club dei bugiardi di Mary Karr.
“Per il suo dna”, racconta Michael London, il produttore della Groundswell Films che ha portato Il tempo è un bastardo alla HBO, “la tv è molto più vicina ai romanzi del cinema”. Il ragionamento fila. Dopotutto, quello che la gente ama della tv “post-Soprano” – la sua complessità, la sua densità, la sua ambiguità morale per non dire depravazione – è anche quello che apprezza nella fiction letteraria. Sono tanti gli scrittori che stanno lavorando alla realizzazione di una serie tv (Salman Rushdie, Sam Lipsyte, Gary Shteyngart, Michael Chabon e Ayelet Waldman) o stanno adattando i loro romanzi (Jonathan Franzen con Le Correzioni e Tom Perrotta con The Leftovers). “Non significa solo che i romanzi si adattano bene”, spiega London, "ma anche che gli scrittori sono ottimi sceneggiatori”.
Molti di questi autori hanno fatto la gavetta come sceneggiatori, ma la corsa alla tv è una novità. Persino quelli più scettici in passato ora sperano di poter lavorare per il piccolo schermo. Questo dice qualcosa sull’evoluzione della tv, ma forse anche sull’idea di autorialità.
— Craig Fehrman
"The Channeling of the Novel"
The New York Times, 16/12/11
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