Raccontaci le traversie del tuo cuore, non delle tue ghiandole.
[…] Oggi, la nostra tragedia è una grande e universale paura fisica, sopportata così a lungo che siamo persino in grado di sostenerla. I problemi dello spirito non esistono più. La domanda è una sola: quando salterò in aria? A causa di questo, i giovani uomini e le giovani donne che scrivono oggi hanno dimenticato le traversie del cuore umano in conflitto con se stesso, che, da sole, possono creare una buona scrittura, giacché solo di questo vale la pena scrivere, solo per questo vale la pena subire il tormento e la fatica.
Lo scrittore deve conoscere di nuovo queste traversie. Deve spiegare a se stesso che la cosa più spregevole di tutte è avere paura; e, una volta imparata questa lezione, deve dimenticarla per sempre, non lasciando più spazio, nella sua bottega artigianale, per qualcosa che non siano le antiche verità e realtà del cuore, le vecchie certezze universali senza le quali una storia è effimera e destinata a fallire: amore, onore, pietà, orgoglio, compassione e sacrificio.
Finché questo non accade, sui suoi sforzi peserà una maledizione. Non scriverà d’amore ma di lussuria, di sconfitte in cui nessuno perde qualcosa di valore, di vittorie senza speranza e, quel che è peggio, senza pietà o compassione. Il suo dolore non piangerà su spoglie universali, non lascerà alcuna cicatrice. Non scrive del cuore, ma delle ghiandole.
— William Faulkner, discorso per la consegna del premio Nobel
10 dicembre 1950
Hammerbrook - City can this really be true?
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