La mia idea di vita è la pagina successiva
Non scrivo per comunicare. Scrivere per me è come cagare o grattarmi. Lo faccio perché devo. Poi se c'è qualcuno disposto a pagarmi per questo, ben venga. Ma fondamentalmente scrivo per salvare me stesso. È un atto di egoismo. Adesso si fa avanti la sinistra... e tentano di accomunarmi a loro. Si fanno avanti i punk... e tentano di accomunarmi a loro. Ma non sono qui per essere parte di qualcosa. Sono qui solo per scrivere la pagina successiva.
È molto difficile spiegare alla gente che scrivo, e poi finisce lì. Continuano a ritornare su quello che ho scritto e a dire: "Volevi dire questo, volevi dire quello", e io devo dire loro che no, non volevo affatto dire quello, anche se magari avrebbe reso il racconto più bello. Non voglio perdere la paternità di ciò che LORO vogliono vedere. La mia idea di vita è la pagina successiva, il paragrafo successivo, la frase successiva. Se smetti di avere questa attitudine, smetti di comportarti come una molecola vivente. Sei morto. Una volta che il mio racconto è stato srotolato dalla macchina da scrivere, diventa inutile per me. Può essere utile per qualcun altro, ma non per me.
Un giorno il mio editore mi ha detto che potrei vivere di diritti d'autore e che dovrei riposarmi e rilassarmi. Stava solo scherzando, naturalmente, ma io ho detto: "Eh no, bello, impossibile! Devo farlo domani, devo farlo stasera!". Questo è il mio modo di vivere.— Charles Bukowski, intervistato da Ron Blunden
"Faulkner, Hemingway, Mailer... And Now Bukowski?!"
The Paris Metro, 11/10/1978
Hammerbrook - City can this really be true?
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