Narratori e scrittori

Un giorno André Gide disse, un po' risentito, a Jean Giono: "so che lei non ha letto i miei libri" e Giono gli rispose: "sì, è vero, leggo solo i narratori". Gide si infuriò e Giono gli disse che per lui la letteratura era come i racconti dei cantastorie musulmani: si mettono sul marciapiede, poggiano il cappello in terra e iniziano a narrare e alla fine della giornata controllano quanti soldi hanno nel copricapo. E Gide, che era un uomo di cultura sublime, intelligente e un grande intellettuale, gli rispose: "allora io morirei di fame".

Ecco, non è un problema di dignità della scrittura, ma qual è l'indirizzo che si vuol dare al lavoro che si fa. Io sono un narratore e pur essendo io volutamente engagé, come dicono i francesi, e cioè un narratore che non rinuncia al compito di costruire una memoria storica, della realtà in quanto cronaca non me ne frega più di tanto.

Mi interessa più il verosimile del vero perché l'accesso al vero della scrittura passa attraverso il falso. La verità non ha nessun appeal dal punto di vista della letteratura.


Hammerbrook - City can this really be true?

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