Scegli il tuo personaggio: schiavo o padrone?

Il problema di chi sia a condurre la narrazione ha scatenato divergenze di pareri ben rappresentate da due posizioni famose: da una parte quella di E. M. Forster, secondo il quale in ogni romanzo, da un certo punto in poi, il personaggio ha la meglio sull'autore e impone il proprio carattere alla storia; dall'altra parte la tesi di Nabokov, il quale sostenne, in una celebre intervista, che i personaggi non sono altro se non schiavi al servizio della volontà dell'autore, totalmente privi di arbitrio. È questa la posizione alla quale mi sento piu' vicino, non perché manchi di considerazione per quella che può essere un'improvvisa esplosione caratteriale del personaggio, ma perché amo pianificare i miei romanzi dall'inizio alla fine e non intendo permettere loro di portare l'azione altrove.

Ma c'è anche un'altra questione: il racconto può adottare il punto di vista del protagonista o quello di un personaggio secondario, o persino di terzo grado, come succede nei Demoni di Dostoevskij, o all'inizio di Madame Bovary. A me piace affidare la narrazione alla prospettiva di un personaggio secondario, ma a questo punto il problema che si pone sta in questi termini: visto il suo ruolo, come fa a sapere più di tanto?


— Orhan Pamuk, intervista di Francesca Borrelli
Il manifesto, 27 giugno 2007

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