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Scegli il tuo personaggio: schiavo o padrone?
Il problema di chi sia a condurre la narrazione ha scatenato
divergenze di pareri ben rappresentate da due posizioni famose: da una parte
quella di E. M. Forster, secondo il quale in ogni romanzo, da un certo punto
in poi, il personaggio ha la meglio sull'autore e impone il proprio
carattere alla storia; dall'altra parte la tesi di Nabokov, il quale
sostenne, in una celebre intervista, che i personaggi non sono altro se non
schiavi al servizio della volontà dell'autore, totalmente privi di
arbitrio. È questa la posizione alla quale mi sento piu' vicino, non
perché manchi di considerazione per quella che può essere un'improvvisa
esplosione caratteriale del personaggio, ma perché amo pianificare i miei
romanzi dall'inizio alla fine e non intendo permettere loro di portare
l'azione altrove.
Ma c'è anche un'altra questione: il racconto può
adottare il punto di vista del protagonista o quello di un personaggio
secondario, o persino di terzo grado, come succede nei Demoni di
Dostoevskij, o all'inizio di Madame Bovary. A me piace affidare la
narrazione alla prospettiva di un personaggio secondario, ma a questo punto
il problema che si pone sta in questi termini: visto il suo ruolo, come fa a
sapere più di tanto?
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