Passa ai contenuti principali
Crea i tuoi lettori, non limitarti a contarli.
C’è chi scrive per essere amato: Dickens, García Márquez. C’è chi scrive per essere odiato: Céline, Houellebecq. C’è che scrive per essere gustato: Saramago, Nélida Piñon, artefici della lingua più gustosa, la lusitana. C’è che scrive per in-vertire: Balzac, Galdós, Dos Passos. C’è che scrive per sov-vertire: D.H. Lawrence, Juan Goytisolo, Jean Genet. C’è che scrive per di-vertire: Sterne, Saki, Diderot. C’è che scrive per con-vertire: Mauriac, Bernanos, Graham Greene. C’è che scrive per av-vertire: Swift, Voltaire, Orwell.
Temuto, amato, odiato, lo scrittore nasconde il segreto desiderio di essere, al tempo stesso, un disturbo per il mondo che è, e un creatore del mondo che può essere. Il fine ultimo è, in ogni caso, il lettore e lo scopo dell’autore è avere un effetto sulla vita affettiva del lettore, tendere fra sé e il lettore un ponte per l’intimità anche a costo dell’intimidazione, rinnovare nella lettura lo spirito del lettore e l’esistenza del libro. Perché sappiamo che il lettore, protagonista del post-meridiano, conosce il futuro. Lo scrittore, no.
Inoltre, perché lo scrittore consegni un libro al lettore, deve scrivere una letteratura che crei lettori, non una letteratura che conti lettori.
Commenti