I piccoli miracoli della scrittura
Qual è il compito della scrittura? Non ho una risposta soddisfacente. Quello che facciamo, come scrittori, è quasi inutile. Poche persone leggono, si occupano di letteratura. Alle volte ho la sensazione che scrivere sia un modo ridicolo di passare la propria vita. È possibile, tuttavia, che il mio lavoro sia giustificato dall’impegno che vi profondo ogni giorno. Anche quando non combino niente e, dopo sei ore, non vedo una riga degna di essere salvata, so che ce l’ho messa tutta per dire la verità sulla pagina. Poche attività richiedono tanta abnegazione. Ecco cos’è la scrittura: dare.
Capita anche che in qualche rara occasione tutto ciò sembra avere qualche valore. Avvengono piccoli miracoli, come, ad esempio, vent’anni fa, durante l’assedio di Sarajevo. Un direttore di teatro ha letto uno dei miei libri: In the Country of Last Things, alla luce di una candela. Si è detto: “Dio mio, questa storia, scritta da un americano, è anche la mia, mostra la mia stessa realtà.” Quest’uomo ha deciso di adattarla per la scena. La pièce è andata in scena in condizioni estreme. È straordinario pensare che un libro che ho cominciato nel 1969 e concluso nel 1980 abbia potuto dire qualcosa a qualcuno , in questo modo, dall’altra parte del mondo, anni dopo.
Mi è stata raccontata un’altra storia, estremamente commovente: riguarda l’amicizia tra un palestinese e un israeliano. Il palestinese era in prigione, il soldato israeliano era il suo guardiano. Entrambi avevano letto i miei romanzi. Sono diventati amici a forza di raccontarsi le loro letture. Ai miei occhi, niente può valere di più.— Paul Auster, Le Magazine Littéraire n°532, giugno 2013
Hammerbrook - City can this really be true?
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