Tra il libro e il film sai cosa scegliere.

Ritengo che la let­te­ra­tura sia una forma espres­siva supe­riore al cinema. Il romanzo si è dimo­strato uno stru­mento bril­lante per espri­mere ad esem­pio gli stati d’animo e il flusso dei sen­ti­menti. Rie­sce inol­tre a ren­dere il vero sapore di cosa signi­fi­chi essere qual­cun altro.
È dif­fi­cile che i film rie­scano a ren­dere con eguale forza e pre­ci­sione sen­sa­zioni del genere. Anche quando si ha a dispo­si­zione un buon attore, o si fa uso di una par­ti­co­lare foto­gra­fia, gli stru­menti appa­iono a mio avviso sem­pre insuf­fi­cienti, e spesso arti­fi­ciali. Pensa ad esem­pio all’uso della voce fuori campo. Su que­sto punto mi piace rispon­dere citando Con­rad, che nell’introduzione al Negro del Nar­ciso dice che quello che vuole più di ogni altra cosa è “far vedere” quello che rac­conta. Que­sta è la grande dif­fe­renza: al cinema l’immagine è già lì, la vedi…
La regola che do a me stesso quando scrivo è ren­dere bene l’aspetto visivo. Il resto viene di con­se­guenza. E posso dirti che non penso affatto al cinema.

— Ian McEwan, intervista di Antonio Monda, Repub­blica, 2/6/2007

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