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Se si limita a replicare le cose, l'arte è un inganno
Trovo infinitamente migliori e più emozionanti tutte le cose viste in televisione, grazie alla televisione, piuttosto che le loro repliche artistiche/letterarie/cinematografiche. Sull'assassinio di Kennedy non vi è nessuna ricostruzione che sia superiore al filmato di Zapruder... e il gol segnato da Maradona con la mano non c'è verso di replicarlo. Se proprio vuoi farne una nuova versione, ti tocca reinventare tutto daccapo. Fai quello che vuoi, ma se poi la faccenda si riduce a incollare striscioline con su pezzetti di realtà già visti e già letti, allora preferisco il nudo dato.
Voglio dire che in questa dialettica tra dato e invenzione, se ci si sposta troppo verso il dato allora tanto vale afferrare il dato nudo e crudo, piuttosto che la sua rielaborazione. Se devo fare un film di denuncia preferisco un documentario, inutile incollarci sopra un surplus finzionale: piuttosto che leggere un romanzo su McDonald's, da McDonald's ci vado, a farmi un cheeseburger. In alcuni caso, meglio accedere direttamente all'esperienza: come disse Clement Greenberg a proposito degli artisti pop tipo Lichtenstein, "ma se ti piacciono tanto i fumetti, perché non vai a lavorare alla Disney?". Non è che senta il bisogno di un quadro che riproduce Paperino, c'è Paperino direttamente... Insomma noi ce l'abbiamo, un accesso alla realtà, inutile dire che siamo in una prigione, e che solo l'arte ce ne libera, o in una caverna, la realtà eccola lì, se ne avete tutta questa voglia, frequentatela... invece di leggere romanzi.
Quando ancora insegnavo in una scuola di periferia di Roma, in quell'ibrido mezzo borgata e mezzo campagna, un mio collega mi propose di andare al cinema a vedere il film "Ultrà", sui tifosi di calcio, la violenza negli stadi, eccetera. Recalcitrando da questo invito, ebbi allora un'intuizione da maestro zen: lo presi per mano, lo portai in cortile dove si stava facendo ricreazione e dissi semplicemente: "Guarda", indicando con un largo gesto della mano i ragazzi...
Il mio collega capì e sorrise: già, perché mai andare al cinema a vedere una ricostruzione della vita degli ultras calcistici, quando ne abbiamo due o trecento in carne e ossa sotto gli occhi? Lui forse aveva pensato, andiamo ad aggiornarci sulla realtà dei giovani d'oggi, ma allora, tanto vale scendere per strada. In questo sono un bel po' platonico, però in favore della realtà, non contro di essa, semmai contro la sua riproduzione: se si limita a replicare le cosa allora davvero l'arte è un inganno.
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