Ricorda: la vita serve solo a fornire buone storie.

[Philip Roth] in un pomeriggio del 1975, passeggiando per New York [...] incontra l'attrice Claire Bloom. Si conoscono già, lei è stata sposata e ha una figlia, vive a Londra. Roth perde la testa, si trasferirà nella City per sei mesi l'anno, dividendosi tra la passione per la Bloom e l'insofferenza della figlia di lei. Finché dà alle stampe "Inganno", la cui protagonista cornificata dal marito si chiama proprio Claire: la Bloom va su tutte le furie e indaga, scopre che Roth la tradisce con la sua vicina nel Connecticut. Roth se la cava regalando alla Bloom un anello di Bulgari e un invito a nozze.

Il matrimonio dura qualche anno, dopo il divorzio la Bloom pubblica un'autobiografia in cui fa a pezzi Roth. Il mondo ne parla, a Roth importa poco finché non esce una recensione di John Updike, "Claire Bloom dimostra che nel corso del loro matrimonio, andato subito a rotoli, Philip Roth era nevrastenico al punto di dover essere ricoverato, un adultero egoista e insensibile, uno che si vendicava con i soldi".

Roth telefona subito alla "Review" proponendo una rettifica al verbo chiave: "Claire Bloom sostiene che nel corso del loro matrimonio, andato subito a rotoli, Philip Roth fosse...".


— Marco Missiroli, La lettura, 23 gennaio 2015

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