Fai pure il buffone, ma con professionalità.

"Eureka Street" è andato benissimo, e questo mi ha un po' riempito di complessi. Sono un tipo strano, quando mi invitavano a parlare del libro la gente mi diceva cose fantastiche e io invece di essere contento mi imbarazzavo e rispondevo "no, no, dovreste leggere Tolstoj!" Restare modesti, l'autoderisione: è una cosa molto britannica, è così che funzioniamo. Se non hai questo atteggiamento sei giudicato bizzarro, ma diciamo che io ho un po' esagerato, sono andato troppo lontano, fino a rifiutare il successo.

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Dopo quel romanzo sono stato coperto di elogi, mi sono detto "ora devi essere all'altezza", e questo mi ha un po' bloccato. Non sono un tipo molto professionale quanto alla mia figura di scrittore, e poi sono un proletario, un provinciale. Non prendo sul serio me stesso, ma prendo terribilmente sul serio la letteratura. La pressione si è aggiunta la mio modo di lavorare, che consisteva già nel riscrivere di continuo le stesse pagine, cercando di migliorare il più possibile.
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Tutto il lavoro consiste nel nascondere il lavoro. L'impressione di facilità è faticosissima, i buoni libri non cascano dal camion. Di "Eureka Street" ho scritto 4 o 5 versioni e ci sono frasi che mi fanno male ancora adesso, non mi convincono.

— McLiam Wilson, intervista di Stefano Montefiori, La lettura, 12 aprile 2015

Hammerbrook - City can this really be true?

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