Allora beninteso, quando si parla di letteratura la bellezza dello stile, la musicalità della frase hanno la loro importanza; la profondità della riflessione dell'autore, l'originalità del suo pensiero non si possono sottovalutare; ma l'autore è prima di tutto un essere umano, presente nei suoi libri, che scriva bene o molto male in definitiva importa poco, l'essenziale è che scriva e che sia, effettivamente, presente nei suoi libri (è strano che una condizione così semplice, in apparenza così poco discriminante, in realtà lo sia così tanto, e che questo fatto evidente, facilmente osservabile, sia stato così poco sfruttato dai filosofi di diversa obbedienza: perché gli esseri umani possiedono in principio, se non la qualità, almeno una stessa quantità di essere, sono tutti in principio quasi tutti ugualmente "presenti": eppure questa non è l'impressione che danno, a qualche secolo di distanza, e troppo spesso si vede sfilacciarsi, attraverso pagine che sembrano dettate più dallo spirito del tempo che da un'individualità vera e propria, un essere incerto, sempre più fantasmatico e anonimo).
– Michel Houellebecq, Soumission, 2015 (traduzione mia)
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