Scrivi per essere l'altro.

“Perché scriveva?» gli chiedo, anche se mi ero ripromessa di non farlo. Di non fare mai questa domanda, perché mai vorrei fosse fatta a me.
La Capria mi fissa un attimo col suo sguardo indulgente. «Per l’altro» risponde infine.
«Per conoscere l’altro?»
«Per essere l’altro. Vede, per essere uno scrittore, per essere davvero uno scrittore, occorre compiere un passaggio necessario.»
«Quale?»

«Devi passare dal soggettivo all’universale. Andare oltre il tuo io soggettivo per poter entrare in quello di ognuno.»
«Quando ero piccola» dico, esitando «volevo essere chiunque. Volevo essere lo scrittore che scrive, il pittore che dipinge, la donna che ammalia, l’uomo che è ammaliato, il giudice che condanna, il condannato. Vivere le vite di tutti, essendo tutti. È questo che vuole uno scrittore, in fondo?»
«In fondo sì. Semplicemente, lo scrittore vuole l’altro. Perché l’altro è un mistero che bisogna continuamente scoprire. E se tu diventi l’altro…»
«Scopri il tuo stesso mistero.»
La Capria resta in silenzio, poi chiede: «E lei perché scrive?».”
— Raffaele La Capria, intervistato da Giovanna Stanzione in, La vita salvata, 2020


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