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Immagina che stai tessendo analogie nel bagno di «tante» Léonie.
Reduce da Propp, che cosa mi colpì, di Proust? La capacità di collegare fra loro, mediante cortocircuiti, realtà poste a distanze siderali, nel tempo o nella natura: cortocircuiti nei quali l'individuo rivela la società, l'aneddoto prefigura e spiega la Storia. Non a caso Carlo Ginsburg ritiene che la Ricerca, "il più grande romanzo del nostro tempo, è costruito secondo un rigoroso paradigma indiziario".
Tutti noi ricordiamo le progressive mutazioni dei biancospini in fiore, così simili al trasfondersi di sostanze diverse – mare terra e cielo – nella pittura di Elster; o le sonde nella millenaria storia di Francia consentite dalle forme lessicali vive in Françoise, o dai piatti da lei cucinati. Faccio un esempio concreto di questi ponti temporali e di queste trasmutazioni alchemiche altrettanto se non persino più audaci che in Gadda, non a caso grande estimatore di Proust.
La voce che dice io nella Ricerca descrive le beate masturbazioni nel bagno della case di tante Léonie, ed ecco, il fiotto di seme è liquido opale, preziosa gemma, e i fili di sperma sembrano fili di ragnatela che rugiada e alba impreziosiscono suscitandone i riflessi, quei fili di ragno che in primavera volano sospesi, invisibili sin quando un raggio di sole non li accende, e i contadini li chiamano «fili della Madonna».
Così lungo i sontuosi meandri della propria prosa, Proust ci conduce da un fiotto di sperma adolescenziale a un idiotismo testimone della millenaria devozione mariana in terra di Francia.
Certo, ci vuole convinta fiducia nella propria arte, proprio come nella Commedia lo stesso recipiente, vas e casello, nell'inarrivabile spregiudicatezza di un poeta come Dante, si presta ad accogliere sperma e grazia divina e mutamenti alchemici. In Proust, inoltre, è il suo così peculiare talento nell'evocare dalle piccole cose lo spirito e l'onda lunga della Storia: vi è, in quei contadini e in quei «fili della Madonna», concentrato in un lampo il ritratto della vieille France, il sangue e la terra, proprio come nei nomi dei luoghi più umili lungo il corso della Vivonne risplende, grazie alla filologia, l'antica gloria merovingia.
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