Passa ai contenuti principali
La poesia: neanche a me piace.
I, too, dislike it.
Reading it, however, with a perfect
contempt for it, one discovers in
it, after all, a place for the genuine.
--Marianne Moore
Neanche a me piace.
A leggerla, però, con totale
disprezzo, vi si scopre,
dopo tutto, uno spazio per l'autentico.
[...]
La poesia: che forma d'arte è quella che dà per scontato di non piacere al suo pubblico, e che artista è quello che condivide questa antipatia, e anzi la incoraggia? Una forma d'arte odiata dall'esterno e dall'interno. Che forma d'arte è quella che ha come condizione della propria possibilità un perfetto disprezzo? E oltretutto, anche leggendola con disprezzo, non si ottiene l'autenticità. Le si può solo creare "uno spazio": ma comunque non si tocca con mano la vera poesia, il prodotto genuino.
Ogni tot anni, sulle riviste mainstream appare un pezzo in cui si lanciano accuse alla poesia o se ne proclama la morte, solitamente dando ai pochi poeti esistenti la colpa della relativa marginalizzazione di questa forma d'arte, e poi nella blogosfera fioriscono le difese, prima che la nostra cultura, se così possiamo chiamarla, torni a rivolgere la propria attenzione, se così possiamo chiamarla, al futuro.
Ma perché non ci chiediamo: che forma d'arte è quella che è caratterizzata – e viene caratterizzata da millenni – da un simile alternarsi di attacchi e difese? Molta più gente si trova d'accordo sul fatto di odiare la poesia di quanta concordi nel definire cos'è. Neanche a me piace, eppure ho fatto in modo che gran parte della mia vita ci ruotasse intorno (anche se con molta minore disciplina e perizia rispetto a Marianne Moore), ma questa non la vivo come una contraddizione perché la poesia e l'odio della poesia per me – e forse per voi – sono inestricabili.
Commenti