Spiega a uno scettico perché i libri sono importanti come le scarpe.
Borges mi raccontò una volta che durante una manifestazione popolare organizzata dal governo peronista negli anni cinquanta contro l'opposizione degli intellettuali, i dimostranti gridavano: "Scarpe sì, libri no". Il più ragionevole slogan "Scarpe sì, libri anche" non convinceva nessuno.
La realtà – la dura, necessaria realtà – era vista irrimediabilmente in conflitto con l'evasivo mondo dei sogni rappresentato dai libri. Con questa scusa, e sempre con successo, il potere incoraggia l'artificiosa dicotomia fra la vita e la lettura.
I regimi demagogici ci chiedono di rinunciare ai libri, marchiati come oggetti superflui; i regimi totalitari ci impongono di non pensare, vietando, minacciando e censurando; entrambi vogliono che diventiamo stupidi e accettiamo la nostra degradazione senza reagire, incoraggiando però il consumo delle più insulse brodaglie.
In tali condizioni i lettori non possono che essere sovversivi.
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