Per allenare le dita, ricopia Flaubert.
Sono almeno dieci anni che ricopio pagine di romanzi che amo. Riscrivendole, mi passano per un attimo nelle punte delle dita e finiscono su un file del computer come fossero cose mie.
Ricopiare un paragrafo di Flaubert […] non ti trasforma in Flaubert, ma lascia qualcosa. Le dita possono incominciare a indispettirsi se ritorni alle tue frasi abborracciate. Qualcosa viene trattenuto, e continuando a rubare dai classici ricopiando belle pagine magari la tua scrittura migliora.
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A forza di ricopiare mi sono fatto l’idea che la scrittura non sia una disciplina di cui si apprendono le regole; che insomma non esista lo «storytelling» o la «struttura del racconto»
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La scrittura è come uno strumento musicale di legno. Serve un buon legno per avere un bel suono. Hai delle melodie in testa, che sono le storie della tua vita, ma le devi suonare con uno strumento: la tua lingua, la sintassi, un lessico. Serve un legno che sia buono e che sia quello adatto alla tua melodia. Devi fabbricarti lo strumento da solo, con il legno giusto, andandotelo a cercare nei boschi della grande letteratura, trovando gli alberi giusti, i classici giusti. Non possiamo permetterci di usare uno strumento industriale per suonare la melodia degli affari nostri.
— Francesco Pacifico, Seminario sui luoghi comuni. Imparare a scrivere (e a leggere) con i classici, 2012
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