Assicurati che ogni frase porti a quella successiva.
Anni fa ero al telefono con Bill Buford, allora fiction editor del New Yorker, e sentendomi un po' insicuro per una serie di tagli fatti a un mio racconto, ho cercato di piluccare qualche complimento rassicurante: "Ma cos'è che ti piace veramente nella mia storia?" Ho chiesto in tono lamentoso. Dall'altro capo è seguito un lungo silenzio. Poi Bill ha detto questo: "Beh, leggo una riga. E mi piace... abbastanza da voler leggere quella successiva."
Tutto qui: la sua intera estetica del racconto breve, e presumibilmente quella della rivista. Ed è perfetta. Una storia è un fenomeno di temporalità lineare. Procede, e ci affascina (o non lo fa), una riga alla volta. Dobbiamo continuare a essere trainati dalla storia perché possa avere qualche effetto su di noi.
Questa idea mi ha dato molto conforto in tutti questi anni. Non ho bisogno di grandi teorie sulla narrativa per scriverla. L'unica cosa che mi deve preoccupare è questa: Una persona normalmente dotata, leggendo la riga quattro troverà una spinta sufficiente per leggere la riga cinque?
— George Saunders, A Swim in the Pond in the Rain, 2021
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