La fortuna di avere un figlio scrittore

Nel 1959 Italo Calvino intraprende un viaggio negli Stati Uniti. Questo soggiorno americano, per lo più dedicato a incontrare scrittori ed editori, è documentato da Calvino in una serie di lettere "aperte" indirizzate alla redazione dell'Einaudi. In questa lettera Calvino racconta una giornata con i genitori di Herbert Gold.

A Cleveland sono ospite dei Gold, tipica famiglia ebraico-middlewestern. Il babbo di Herbert, arrivato dalla Russia ragazzo, ha fatto il muratore e l’erbivendolo e solo dopo l’ultima guerra è riuscito a diventare il più ricco proprietario di alberghi di Cleveland, ma vive ancora molto modestamente nella sua villetta, dà un sacco di soldi a Israele dove si reca quasi tutti gli anni, è completamente filisteo e americanizzato, ma come in molte famiglie ebraiche orgoglioso di avere un intellettuale famoso in famiglia e completamente tollerante del suo modo di vita.  

Sua moglie è la madre ebrea americana, grande istituzione di questo paese, la sua cucina ebrea è ottima, la famiglia coi quattro figli spira una straordinaria serenità, la soddisfazione “d’essere arrivati, lei è anche Woman of Valour dello stato di Israel. 

Dei figli il maggiore fa l’avvocato e ha lo studio in albergo (consulenza fiscale naturalmente) e il più piccolo aiuta il padre in albergo, oltre a Herbert c’è un altro che vuol fare lo scrittore, Sidney, che è il vero personaggio della famiglia, ha fatto l’operaio fino a poco tempo fa, anche alla Ford di Detroit, ma pianta sempre lì, è mezzo comunista, vuole fare lo scrittore, anche lui, e suo padre per ora lo mantiene (ha trentacinque anni) perché capisce come avere dei figli scrittori è un aumento di prestigio nella comunità cittadina. 

Ma Sidney non è un dritto come Herb, è disarmato e inconcludente e s’avvia a diventare il patetico fallito della provincia, poeta e radicale.

— Italo Calvino, Diario Americano 1959-60. Pubblicato postumo in Eremita a Parigi. Pagine Autobiografiche nel 1994





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