Una volta mi hai scritto che vorresti starmi vicino mentre scrivo, pensa però che non potrei scrivere.
[...] Scrivere significa aprirsi fino all'eccesso. [...] Perciò quando si scrive non si può mai essere abbastanza soli, quando si scrive non si può mai avere abbastanza silenzio intorno, la notte è ancora troppo poco notte.
Perciò non si può mai avere a disposizione abbastanza tempo perché le vie sono lunghe ed è facile deviare. [...]
Ho già pensato più volte che il mio migliore tenore di vita sarebbe quello di stare con l'occorrente per scrivere e una lampada nel locale più interno di una cantina vasta e chiusa. Mi si porterebbe il cibo, lo si poserebbe sempre lontano dal mio locale, dietro alla più lontana porta della cantina. La strada per andare a prendere il pasto, in veste da camera, passando sotto le volte della cantina, sarebbe la mia unica passeggiata. Poi ritornerei alla mia scrivania, mangerei lento e misurato e riprenderei subito a scrivere.
Chissà quali cose scriverei! Da quali profondità le farei sorgere!
— Franz Kafka, Lettere a Felice (14-15 gennaio 1913)
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