L'importanza delle Pagine Gialle

Simenon sfilava [un elenco telefonico] a caso, si sedeva alla scrivania e lo sfogliava. Quando incontrava un nome che gli piaceva lo trascriveva su un foglio. Andava avanti così, consultando diverse guide, finché la lista comprendeva una trentina di nomi.

Poi cominciava la seconda fase. Simenon, tenendo in una mano il foglio con i trenta nomi e nell'altra una sfera d'oro massiccio che abitualmente era deposta sopra la sua scrivania, passeggiava avanti e indietro per lo studio facendosi risuonare in bocca i nomi trascritti, uno per uno, così come un assaggiatore sciacquetta nella cavità orale il sorso di un vino.

Quando uno dei trenta nomi non superava la prova, dava un suono sordo all'orecchio dello scrittore, ovvero quando la sua enunciazione ad alta voce non evocava i tratti di un personaggio, Simenon sostava un attimo all'altezza della scrivania e, con un tratto di matita, lo cassava.

Il rito procedeva fintantoché, cancella cancella, la lista si riduceva a dodici nomi. Iniziava a questo punto la fase numero tre: Simenon si rimetteva alla scrivania e per ognuno dei dodici nomi superstiti scriveva una scheda biografica completa, una per foglio. Dopodiché, disponendo i fogli come carte da gioco sul piano della scrivania, intrecciava i destini dei personaggi e finalmente scriveva il romanzo, senza staccare la matita dal foglio.

— Bruno Gambarotta racconta Georges Simenon,
Venerdì di Repubblica

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