Leggi i libri che non sono in programma.

Il bambino possiede la grande fiducia dell'immaginazione: può imparare da tutto, farsi idee diverse, leggere libri diversi, ritagliare la sua unicità dentro questa grande varietà. Ogni bambino, a scuola, è diverso dall'altro: poi la scuola, col tema unico, col "fuori tema", tenta di far diventare i bambini tutti mediamente uguali e "istruiti". Io ho tanto lottato per salvare questi aspetti, quand'ero bambino, e ora quando vedo bambini e adolescenti che lottano per questo, cioè per salvare la loro libertà di scegliere i libri che gli piacciono, per salvare la loro piccola unicità in un mondo che invece li vuole conformisti – ecco, questa mi sembra una lotta eroica. 


Ricordo la lotta che ho fatto io e che mi è costata veramente un grosso sforzo, perché i maestri me li sono trovati tutti contro, e anche qualche compagno di scuola. Nessuno capiva perché io volessi leggere libri che non erano in programma, nessuno capiva perché scrivessi in dialetto nei miei temi.
Così, i personaggi dei miei libri sono proprio piccoli guerrieri dell'immaginazione: forse non sono neanche bambini veri, perché sono bambini un po' troppo saggi, o ironici, ma sono sicuramente bambini che ancora non hanno come problema principale della loro vita il potere, la visibilità, il conforto della maggioranza, che è invece il problema della mia generazione.
Fino a una certa età, il bambino è comunque minoranza culturale, e io credo che in quel periodo si esprimano forze e risorse straordinarie, e se uno riesce a salvarle gli sono molto utili nella vita: però contro queste forze marcia un esercito di orchi, non uno solo, ma un esercito.

— Stefano Benni, Leggere, scrivere, disobbedire (conversazione con Goffredo Fofi), 1999

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