Migliora il tuo stile: leggi i poeti.

Il modo per sviluppare il buon gusto in letteratura è leggere poesia.
[…]
Più leggi poesia, più diventi intollerante per qualsiasi forma di verbosità, sia nel discorso politico che in quello filosofico, sia nella storiografia che negli studi sociali o nella narrativa.
 
Il buon stile nella prosa è sempre ostaggio della precisione, della velocità e dell’intensità laconica della dizione poetica. 
Figlia dell’epitaffio e dell’epigramma, concepita come una sorta di scorciatoia in qualsiasi immaginabile soggetto, la poesia per la prosa è una maestra di disciplina. A quest’ultima non spiega solo il valore di ogni parola ma anche i mercuriali costrutti mentali degli uomini, le alternative alla composizione lineare, la capacità di omettere ciò che è evidente, l’enfasi per il dettaglio, la tecnica dell’anticlimax. 
Soprattutto, la poesia sviluppa nella prosa quell’appetito per la metafisica che distingue un’opera d’arte da un esercizio letterario. Bisogna però ammettere, che sotto questo aspetto, la prosa ha mostrato di essere un allievo piuttosto indolente.
[…]
Se siete di madrelingua inglese, vi potrei consigliare Robert Frost, Thomas Hardy, W. B. Yeats, T. S. Eliot, W. H. Auden, Marianne Moore ed Elizabeth Bishop.
 
Se la vostra lingua è il tedesco, Rainer Maria Rilke, Georg Trakl, Peter Huchel, Ingeborg Bachmann e Gottfried Benn. 
Se è lo spagnolo, Antonio Machado, Federico Garcia Lorca, Luis Cernuda, Rafael Alberti, Juan Ramon Jimenez e Ottavio Paz faranno al caso vostro.

Se la lingua è il polacco — o almeno se conoscete il polacco (che vi sarebbe molto utile, dato che la poesia più straordinaria di questo secolo è scritta in quella lingua) – vorrei farvi i nomi di Leopold Staff, Czeslaw Milosz, Zbigniew Herbert e Wieslawa Szymborska.
 
Se è il francese, allora ovviamente Apollinaire, Jules Supervielle, Pierre Reverdy, Blaise Cendrars, Max Jacob, Francis Jammes, Andre Frenaud, qualcosa di Eluard, un po’ di Aragon, Victor Segalen e Henri Michaux. 
Se è il greco, allora dovreste leggere Constantine Cavafy, George Seferis, Yannis Ritsos. 
Se è l’olandese, non potete prescindere da Martinus Nijhoff, in particolare il suo sorprendente “Awater”. 
Se è il portoghese, dovreste provare Ferdinando Pessoa e forse Carlos Drummond de Andrade. 
Se la lingua è lo svedese, leggete Gunnar Ekelof, Harry Martinson, Werner Aspenstrom, Tomas Transtromer. 
Se è il russo, sarà d’obbligo, quanto meno, Marina Tsvetaeva, Osip Mandelstam, Anna Akhmatova, Boris Pasternak, Vladislav Khodasevich, Viktor Khlebnikov, Nikolai Klujev, Nikolai Zabolotsky. 
Se è l’italiano, non mi permetto di indicare alcun nome a questo uditorio, e se cito Quasimodo, Saba, Ungaretti e Montale, è solo perché ho aspettato a lungo di esprimere la mia personale gratitudine e il mio debito a questi quattro grandi poeti i cui versi hanno influenzato la mia vita in modo piuttosto cruciale, e sono felice di farlo finché mi trovo qui in Italia.

— Joseph Brodsky, How to Read a Book,
discorso inaugurale della Fiera del Libro di Torino,
18 maggio 1988 (estratto).

Commenti

Post più popolari